Qual è la società migliore nel mezzofondo in provincia di Bologna?
Chi è il l’allenatore di ostacoli più meritevole nella città di Firenze?
Quale atleta ha il miglior rendimento nei 100 metri nel 2021 nella categoria Allievi? Qual è la società migliore in Italia nel settore giovanile?

È facile pensare a sistemi di classifica nel nostro sport, con il metro e cronometro a dare un senso certo della misura, il nostro sport è fatto di questo e vince chi ha un centimetro in più o un centesimo in meno. Questo è certamente vero per la singola disciplina, nella competizione diretta, con le graduatorie o liste stagionali a dare ordine partendo dal migliore e via a seguire.

Quando viceversa diverse discipline si sommano per comporre un punteggio di uno o più atleti, anche qui, tra competizioni di prove multiple e classifiche di società a vario titolo, siamo avvezzi a dare un peso complessivo all’insieme di risultati tecnici, grazie ai punteggi tabellari, e si tratta di qualcosa di profondamente acquisito.

Quando volessimo estendere il valore di una classifica sia in forma individuale che aggregata (es. tutti gli atleti di una società/tutti gli atleti di un tecnico/tutti gli atleti di una regione), basandoci su criteri qualitativi-quantitativi avremmo già a disposizione forme diverse già utilizzate ma dipendenti da specifici regolamenti, al limite addirittura il sistema dei voti attribuiti alle società si basa su un concetto simile, anche qui siamo abituati a dare un peso al volume complessivo dell’attività svolta.

Introdurre un’idea, matematicamente semplice, che si poggi su un già consolidato meccanismo di attribuzione pesi alle prestazioni (i punteggi tabellari), unendo il tutto ad una quantificazione oggettiva di prerequisiti legati al contesto e sviluppato sia in termini individuali che di gruppo ci porterebbe all’introduzione di un criterio di ranking.

Avere a disposizione un ranking può consentire di dare risposta alle domande iniziali tenendo conto di tutti i risultati conseguiti ad esempio in una stagione o in un arco pluri-stagionale.

La definizione del ranking dovrà tener conto, tra l’altro, di:

  • Numero e qualità dei risultati agonistici
  • Contesto tecnico (livello della manifestazione regionale/nazionale/internazionale, o meeting/campionato)
  • Incidenza dei risultati della stagione in corso ma anche dei risultati delle stagioni precedenti

Avere una posizione di ranking, (come per la classifica ATP nel tennis ad esempio), vuol dire avere un mezzo per:

  1. Dare visibilità, ad esempio, a livello territoriale a tecnici meritevoli
  2. Fissare azioni premianti per atleti, tecnici e società
  3. Dare un peso ai meeting attraverso la partecipazione di atleti con ranking alto
  4. Definire accessibilità a manifestazioni a numero chiuso (es. campionato élite)
  5. Definire criteri di accesso ad avanzamenti di carriera per i tecnici
  6. Definire criteri di accesso o uscita da liste di interesse nazionale per gli atleti
  7. Costituire ulteriore elemento di competitività perché potrebbe essere dedicata una vetrina speciale nei canali di comunicazione alla miglior società, miglior atleta, miglior tecnico a livello locale o nazionale

Il ranking diventa quindi un parametro diffuso e pervasivo nella nomenclatura atletica senza stravolgere già quanto nel senso comune del nostro movimento ma affiancandovisi. Alla pari quindi di una valutazione del tipo “è un atleta da 900 punti”, piuttosto che “la nostra è una società di Serie Argento”, si affiancherebbe un “sono primo in classifica tra i tecnici di mezzofondo nella mia regione”, fermo restando che la miglior definizione che ci piace aver a disposizione è “Il mio atleta è campione italiano allievi del giavellotto”, piuttosto che “Ho fatto il primato italiano sui 3000”.